VAGINA

Ascoltando molte donne in terapia mi rendo conto che le convinzioni limitanti sulla sessualità sono talmente radicate che molte femmine si sentono bloccate, spesso non percepiscono il desiderio, e non si ricordano di avere una vagina, oltre che un corpo. Tutto questo potrebbe sembrare una normale condizione.

Non mi soffermo in questa sede sui motivi sociali e culturali che hanno prodotto tale condizione. Ma mi piace ri-dare dignità a una parte del corpo che, se Dio ha deciso di metterci, con fiducia bisogna ri-conoscere.

Ricordare di avere un corpo vuol dire fermarsi e impegnarsi a sentirlo.

In questo corpo è compresa la vagina che per la sua strutturazione fisica capisco sia più impegnativo percepire.

Ad esempio per un uomo è più difficile che ci sia questa dimenticanza: gli uomini sono molto più propensi ad accertarsi che lì sotto sia tutto a posto, con veloci toccatine e fugaci stiracchiamenti che in un’ottica di consapevolezza corporea rappresentano un contatto fisico che è “promemoria” dell’esistenza di un organo genitale e di un’energia sessuale.Ricordo che quando mi riferisco a questa energia intendo la grande forza creativa che muove noi e il mondo.

Le donne, invece, sono solite dimenticare di avere un organo genitale, dimenticano di avere un utero, definito “l’albero del grembo” che per di più è strettamente connesso ai cicli di madre natura e a quelli della luna.

Una delle consegne che mi piace dare quando mi rendo conto che esiste questa dimenticanza, è quella di pensare-sentire la vagina durante il giorno, come si sentono le mani, la pancia o la testa. Un po’ come ci si allena a sentire il respiro, sopratutto quando si fa yoga.

Se la penso, la vagina, mi alleno a riconoscere che esiste, e se esiste è più difficile fare finta di niente. Allora forse, mi ricorderò che il piacere (e non solo il dovere) ha senso per la mia vita, e soprattutto per la mia salute. Buon allenamento.

(Foto di Valeria Cossu)

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