ANGELI

Possiamo pensare di vivere una vita dove tutto è concreto e materiale e considerarci un corpo biologico che cammina, ma questa visione è alquanto poco poetica e depotenziante e rischia di mandarci in depressione quando le sfide che la vita ci presenta sono assai ardue.

Oppure puoi intendere l’esistenza come un cuore vibrante di energia dove ogni elemento è connesso all’altro, dove c’è un piano più elevato ed evoluto di quello che stiamo vivendo e dove ogni fibra della nostra persona è connessa a una scintilla divina che ha l’obiettivo di manifestarsi pienamente attraverso di noi.

Personalmente ho scelto già da un po’ la seconda visione e ho iniziato a osservare i segnali e gli aiuti che la vita mi riserva.

Andrea Zurlini afferma che quando l’esistenza capisce che vuoi dialogare è felicissima di parlare e non si ferma più, e per dialogo non si intendono le vocine nella testa, ma un insieme di avvenimenti, cose che ti devi scoprire, persone che arrivano, libri che trovi, gente che appare in situazioni improvvise, parole che arrivano in un certo momento, cambiamenti, immagini dei sogni che ricordi e numeri che vedi.

Theresa Cheung (2010) scrive nel suo libro che gli angeli sono esseri spirituali a volte visibili ma generalmente invisibili che agiscono in collegamento con il divino che è dentro, attorno e al di sopra di noi, e che alla nascita ci viene assegnato un angelo custode, a prescindere dalla fede, dal carattere o dallo stile di vita, che ci guida, ci protegge e ci resta accanto per tutta la nostra vita terrena e ultraterrena. Gli angeli non hanno mai vissuto sulla terra come esseri umani ma a volte possono assumere brevemente la forma umana per mostrarsi. Il loro scopo è quello di aiutarci (se noi lo consentiamo, perchè non interferiscono col nostro libero arbitrio), questo aiuto può esprimersi attraverso un pensiero che ci spinge ad agire, il conferimento di una forza sovrumana, attraverso una sensazione o un presentimento che ci guida alla salvezza o ci allontana da una potenziale sventura.

Ognuno di noi è diverso e ha un canale preferenziale per percepire questo tipo di energia:

  • Chiaroveggenza: è la capacità di vedere gli angeli o le informazioni che inviano. Essi possono apparire sottoforma di colori, nuvole, luci brillanti o anche nella loro veste tradizionale e apparirci nei sogni.
  • Chiaroudienza: è la capacità di sentire la voce di un angelo nella mente o vicino all’orecchio come un sussurro, potrebbe essere una musica, il proprio nome o un tintinnio nell’orecchio.
  • Chiarosensienza: è la capacità di percepire gli angeli attraverso le sensazioni; tocchi leggeri e odori. “Quando un angelo vi accarezza, potreste provare una sensazione simile a un formicolio, come una mano che si posa su di voi”. Potreste sentire un profumo improvviso di fiori, potrebbe essere una sensazione istintiva o un’emozione.
  • Chiaroconoscenza: potrebbe essere l’intuizione o un’idea che arriva improvvisamente come un’ispirazione divina.

La mia riflessione ha l’obiettivo di piantare un semino rispetto al fatto che non siamo soli in questa esistenza, ma continuamente veniamo scortati da energie che ci hanno a cuore e che, se le interpelliamo, ci danno sostegno. Gli angeli ci informano delle loro presenza attraverso cuori, piume, numeri doppi e tripli nelle targhe, negli orologi e così via.

Allego con piacere alcune foto scattate da me nell’istante in cui ho percepito la loro vicinanza e il loro accompagnarmi.

Byrne L., La speranza degli angeli. (2013). RCS libri, Milano.

Cheung T., C’è un angelo accanto a te. (2010). TEA, Milano.

VAGINA

Ascoltando molte donne in terapia mi rendo conto che le convinzioni limitanti sulla sessualità sono talmente radicate che molte femmine si sentono bloccate, spesso non percepiscono il desiderio, e non si ricordano di avere una vagina, oltre che un corpo. Tutto questo potrebbe sembrare una normale condizione.

Non mi soffermo in questa sede sui motivi sociali e culturali che hanno prodotto tale condizione. Ma mi piace ri-dare dignità a una parte del corpo che, se Dio ha deciso di metterci, con fiducia bisogna ri-conoscere.

Ricordare di avere un corpo vuol dire fermarsi e impegnarsi a sentirlo.

In questo corpo è compresa la vagina che per la sua strutturazione fisica capisco sia più impegnativo percepire.

Ad esempio per un uomo è più difficile che ci sia questa dimenticanza: gli uomini sono molto più propensi ad accertarsi che lì sotto sia tutto a posto, con veloci toccatine e fugaci stiracchiamenti che in un’ottica di consapevolezza corporea rappresentano un contatto fisico che è “promemoria” dell’esistenza di un organo genitale e di un’energia sessuale.Ricordo che quando mi riferisco a questa energia intendo la grande forza creativa che muove noi e il mondo.

Le donne, invece, sono solite dimenticare di avere un organo genitale, dimenticano di avere un utero, definito “l’albero del grembo” che per di più è strettamente connesso ai cicli di madre natura e a quelli della luna.

Una delle consegne che mi piace dare quando mi rendo conto che esiste questa dimenticanza, è quella di pensare-sentire la vagina durante il giorno, come si sentono le mani, la pancia o la testa. Un po’ come ci si allena a sentire il respiro, sopratutto quando si fa yoga.

Se la penso, la vagina, mi alleno a riconoscere che esiste, e se esiste è più difficile fare finta di niente. Allora forse, mi ricorderò che il piacere (e non solo il dovere) ha senso per la mia vita, e soprattutto per la mia salute. Buon allenamento.

(Foto di Valeria Cossu)

La mia disponibilità economica dipende dalla mia psicologia.

Che vuol dire?

Screenshot

(Alcuni spunti per chi desidera lavorare sul tema)

Significa che il proprio modo di pensare, di agire e di vivere il mondo e il denaro (ma non solo) può trasmettere scarsità o abbondanza, così come possono farlo le parole pronunciate nella meccanicità comunicativa. Quindi la disponibilità di moneta e di luminosità è collegata a ciò che ognuno di noi porta nel mondo, anche quando si comunica velocemente tra amici.

Svolgere tutte le meditazioni del mondo non basta, per attrarre abbondanza: se si è soliti usare pensieri e parole che veicolano scarsità non cambierà nulla.

Faccio alcuni esempi di pensieri limitativi: “voglio fare quel corso, ma non so se riuscirò, ho molte spese”, “sicuramente non passerò la selezione”, “questo mese devo risparmiare”, “quelle persone sono altamente fastidiose”, “gliene ho cantate quattro”…

Allo stesso modo, vivere frequentemente emozioni spiacevoli come insoddisfazione, irrequietezza, apatia, autodistruzione, risentimento, paura e così via, senza porci attenzione e consapevolezza non conduce a una maggiore ricchezza.

Se non vengono modificate certe credenze potrebbe capitare di guadagnare un po’ di più un certo mese, ma probabilmente arriverà qualcosa da pagare per farmi tornare nella disponibilità corrispondente al mio stato psicologico, alla portata di armonia che trasmetto.

Il proprio modo di essere: lo sguardo, il sorriso, le parole pronunciate, il tono di voce,

l’apertura o la chiusura, il grado di tolleranza/ intolleranza, di giudizio e così via sono magneti rispetto all’abbondanza o alla penuria e alla limitazione.

Si dice che viviamo in un universo colmo di opportunità, la distanza tra sé e l’opportunità spesso è la credenza limitante che risiede nel nostro inconscio, assorbita in famiglia, a scuola e negli ambienti di socializzazione, magari dove la frase che ci è stata ripetuta maggiormente è che “in Sardegna non c’è lavoro” (è solo un esempio di una frase che io ho sentito spesso).

La disponibilità in ogni caso è collegata alla ricchezza che si dona al mondo, con la propria esistenza.

Così “tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete” (Matteo 21,22).

Buon lavoro ♥️

(La foto è di Valeria Cossu)

KARMA ISTANTANEO

 

Ieri mattina camminavo in un supermercato a Cagliari, alla ricerca di alcuni prodotti che non trovo nel mio paese. Mentre cercavo di fare manovra con il cesto in plastica dotato di rotelle che praticamente non cammina mai, mi sono impantanata con altri clienti, perché cercavamo di passare tutti nello stesso posto. Ho incrociato lo sguardo di un signore e ci siamo scambiati un sorriso, uno di quelli con gli occhi buoni. Ho continuato a cercare le mie cose e quando sono arrivata alla cassa, dopo aver valutato quella che aveva meno fila, mi sono resa conto c’era di nuovo quel signore che avevo incrociato prima. Il cassiere per sbaglio mi stava restituendo la carta del signore, quella del supermercato con cui hai diritto agli sconti. Così lui con un altro sorriso mi ha chiesto se ce l’avessi e ha chiesto al cassiere di passare la sua per me, come se fossi stata sua sorella.  Il cassiere dopo averci ricordato che non rientrava nel regolamento, ci ha comunque accontentati. Abbiamo creato quindi un campo di gentilezza. Questo è un esempio di karma istantaneo. Ogni azione immette nel campo una certa energia che l’Universo ci restituisce. La Non-Presenza ci fa vivere come zombie ipnotizzati che subiscono la vita.Invece ogni giorno è colmo di segnali, eventi, situazioni che potenzialmente potrebbero nutrirci e farci vibrare alto.

Ma se cammini pensando ad altro, non vedi.

Se vai nella vita  piegato sul cellulare, non vedi.

Se sei pieno di emozioni rimosse nel tuo corpo, non vedi.

Se ti nutri con cibo, notizie e persone colme di negatività, non vedi.

Sappiate che non abbiamo solo gli occhi fisici, ma anche quelli spirituali.

Buona vista ♥️

(La foto è di Valeria Cossu)

Il corpo, una chitarra.

Mettiamo il caso che io sia in una normalissima situazione quotidiana con i miei familiari o con il mio compagno, la mia collega e così via.

Partiamo dal presupposto che il corpo è il mio strumento, quindi possiamo immaginarlo come una chitarra.

Ho delle interazioni e la mia chitarra inizia a vibrare certe melodie-emozioni: potrebbe essere fastidio, inizio a sentirmi infastidito oppure inizio a sentire una certa tristezza, a quel punto posso ignorare la cosa (anche perché non ne accorgo coscientemente) e continuare a vivere la mia giornata.

Questo atteggiamento del non “prestare attenzione a me” presupporrà una accumulo di melodie-emozioni, che potrebbe far diventare hard rock qualcosa che prima somigliava al pop.

La cosa più equilibrata sarebbe riservarmi uno spazio quotidiano volto a comprendere cosa fa suonare quelle melodie, e lasciarmi stupire dal fatto che oggi certe melodie mi attivano perché somigliano a quelle del passato che mi hanno ferito, ma solo quando me ne accorgo posso riprendere il controllo e smettere di confondere le melodie, che seppur simili, non sono le stesse e in ogni caso, io posso essere diversa da ieri.

Dialoghi con gli auguri di buona Pasqua

Dialogo Chiara (mamma)+Manu invisible presso Giardino di Lu

Mamma (affetta da spontaneità) vede passare Manu invisible con la maschera e sporco di colore, esclama guardandolo: “e tu?”

Lui captando il senso della sua esclamazione: “eh io sono rimasto al carnevale”.

Lei osservandolo: “macché”

Lui: “e mi caccio in situazioni imbarazzanti”.

Lei: “fammi vedere la conca” (riferendosi alla faccia coperta dalla maschera).

Lui: “eh no sono cresciuto e la conca è troppo in alto”.

È sempre possibile risorgere.

Con questo dialogo vi auguro di risorgere a vita nuova, una vita in cui possiate avere Fede in qualcosa più grande di voi, che vi guidi e vi protegga.

Vi auguro di parlarvi e di trattarvi bene, soprattutto quando vi sembra di non essere adeguati e non vi piacete.

Vi auguro di seguire spontaneamente ciò che vi fa vibrare il cuore, al di là di ciò che si aspettano gli altri da voi, permettendo al vostro vero sé di autodeterminarsi.

Vi auguro di spogliarvi dalla rigidità e di non aspettare una malattia per poter vivere pienamente e gioiosamente la vostra unicità.

Vi auguro di aggiungere un pizzico di follia al vostro quotidiano e tutte le volte che vi viene paura, provate ad agire un gesto d’amore e di gentilezza verso qualcuno.

Buona Pasqua

Viva Gesù

EMOZIONI

Torno a parlare di emozioni.

Partiamo dal presupposto che non è possibile vivere senza emozioni, quindi anche se sembra di non sentirle, esse esistono. Tanti adolescenti oggi, quando chiedo loro come stanno, mi rispondono: “normale”.

A me questa parola fa venire i brividi. Il punto è che non dobbiamo stupirci della risposta degli adolescenti, perché sono figli di genitori che non hanno contatto con le proprie di emozioni e quindi non c’è dialogo sulle stesse, inoltre l’appiattimento emotivo caratterizza la maggior parte dei contesti di educazione e socializzazione.

Quindi viviamo esperienze che attivano emozioni, ma siamo più propensi a seppellirle sullo sfondo, ignorando il fatto che a lungo andare quelle stesse emozioni troveranno la via per farsi vedere e sentire, attraverso il corpo con sintomi e/o patologie.

Vi faccio un esempio concreto.

Quando mi sono ammalata, c’era nella mia stanza una ragazza molto giovane che aveva difficoltà a camminare, aveva una sorta di paralisi agli arti inferiori che non trovava riscontro in qualche squilibrio organico. Con i genitori aveva già consultato più di un ospedale.

Visto che eravamo in camera insieme ho voluto approfondire, perché intuivo ci fosse qualcosa di “non detto”.

La ragazza non voleva più “andare a scuola”, ma i genitori desideravano che prendesse il diploma, e in qualche modo la forzavano ad andarci. Non vi dirò com’è andata a finire, magari un’altra volta. Oggi mi piace insistere su questo aspetto: noi abbiamo un corpo che vibra un sentire. A seconda di come siamo stati cresciuti e a seconda del modo in cui i nostri genitori gestivano le loro emozioni e le nostre, molti di noi hanno praticato l’anestesia al corpo.

Ma il corpo è intelligente e punta al miglioramento e all’evoluzione, quindi trova un modo per comunicare con noi, inviandoci una letterina.

Scrive Germain (1983): “la paura cronica (ansietà) e la collera (risentimento) sono le forze basilari emotive capaci di interrompere le funzioni del corpo e di provocare malattie”.

Ogni individuo costruisce il proprio mondo emotivo in un modo unico e irripetibile. Germain aggiunge: “il vostro vicino, che sembra così gentile e innocuo all’esterno, può nascondere dentro di sé un violento risentimento contro il mondo che egli crede lo abbia trattato troppo duramente quando era bambino. Ma siccome gli è stato insegnato che l’odio è una cosa cattiva è riuscito a nasconderlo in sé, fino al punto che si rifiuta di ammettere anche a se stesso di nutrire dei sentimenti ostili. Questi sentimenti un momento all’altro riusciranno a esprimersi anche contro la sua stessa volontà”.

Il corpo esprime delle verità che facciamo fatica a mettere nel “tra” relazionale.

Questo succede anche nei più piccoli: “quando nel campo vi sono relazioni che soffrono, i bambini esprimono tale sofferenza soprattutto attraverso la corporeità (Conte, Tosi 2019).

L’uomo quindi trova inconsciamente dei modi per evitare quelle realtà che consciamente non vuole affrontare. Come possiamo esplorare il benessere del nostro apparato psicofisico?

Una buona pratica è quella di controllare i pensieri e l’emozione a essi collegata.

Ma per accorgersi dei propri pensieri, prima di tutto bisogna farci caso.

Quindi, ancora una volta, vi chiedo, fate caso ai pensieri che producete nella vostra testa?

Sono pensieri costruttivi o distruttivi?

Già allenarsi a fare questa distinzione è un passo verso la consapevolezza e una maggiore energia personale a disposizione.

Se questo scritto ti sembra utile, aiutami a condividerlo.

Grazie

(Foto di Valeria Cossu)

Riferimenti bibliografici

Germain M. Walter, Il magico potere della vostra mente, Euroclub, 1983.

Slide della dottoressa Silvia Tosi, 2019.

TUTTO E SUBITO

Viviamo nel tempo del tutto e subito e, se non usiamo il pensiero critico, è facile farsi catturare da questo meccanismo e diventarne schiavi: cibo veloce, consegne veloci, sessualità veloce.

Questo meccanismo prende piede anche in altri ambiti, come il lavoro psicologico su di sé e la spiritualità. Specifico che questi due ambiti solo a fini esplicativi, non sono separati per me.

Perls (1982), il padre della terapia della Gestalt, li chiamava gli accensori: “quelli che, come se si trattasse di premere un bottone, promettono guarigione istantanee, consapevolezza sensoriale istantanea”.

Mi rendo conto che le persone amano un sacco gli accensori: i guru della spiritualità e dell’energia che ti leggono la vita appena ti incontrano e appaiono come se sapessero già tutto di te (e del mondo).

Coloro che ti fanno versare un sacco di lacrime, magari in gruppo, toccando proprio quel tasto lì, un tasto che oggettivamente attiva temi nella maggior parte degli esseri umani.

Tutte le tecniche spirituali, energetiche e i metodi a disposizione che vi attivano velocemente emozioni e temi possono scompensarvi psicologicamente, se non avete prima lavorato sull’integrità dell’Io, cioè se non avete fatto un lavoro sulla vostra struttura psichica. E vi assicuro che gente scompensata ce n’è tanta e molti vi vogliono proprio aiutare a stare meglio.

Avere un Io integro significa aver lavorato sull’osservazione di sé: il modo in cui pensate, in cui vi emozionate, come gestite le relazioni, come sperimentate le emozioni nelle relazioni più importanti, come gestite i pensieri, l’ansia, gli sbalzi d’umore.

Il lavoro psicologico è lento, il lavoro sul processo di contatto è lento, il lavoro sul mondo emotivo è lento. Questo tipo di lavoro, per essere guidato, necessita di una formazione lunghissima e un lavoro personale continuo, che ti insegna che di istantaneo non c’è nulla, solo il tentativo di evitare una reale presa di responsabilità dei propri meccanismi e della propria crescita.

Il punto non è parlare di quel contenuto lì, come ad esempio del conflitto col padre o di come siamo arrabbiati, ma diventare consapevoli di come quel tema si concretizza nel corpo, che vibra emozione (respiro, micro e macro movimenti, tono muscolare) quando si ha davanti qualcuno e si ha la tendenza (non consapevole) ad allucinare la relazione del presente con quella che ci ha ferito del passato. Essere consapevoli di ciò durante il processo relazionale è difficilissimo: devi avere creato un testimone, cioè un Io che osserva se stesso mentre interagisce.

Una struttura psichica che si è costruita nel corso degli anni non potete guarirla col viaggio astrale dove incontrate papà e mamma o ritirandovi il fine settimana ad abbracciarvi tutti.

Certo, queste sono cose belle, che possono anche darvi benessere in quel momento, ma non confondetelo con un lavoro psicologico su di sé, che è imprescindibile per svegliarvi ed evolvervi (cioè crescere). Non potete guarire una ferita psicologica. Quando uso il termine psicologico mi riferisco ai corpi che ci compongono: fisico, emotivo e mentale, che interagiscono continuamente, creando un Io più o meno integro.

Metaforicamente parlando, prima si deve lavorare alle fondamenta di una casa, poi ai piani alti e “altri”.

IL MIO “BUON LUNEDÌ” (Il caso non esiste)

Ieri io e il mio compagno siamo  arrivati in un chiosco, era abbastanza pieno e gli  unici due tavolini liberi sono stati occupati quando ci accingevamo a raggiungerli.

Quindi ci siamo guardati intorno abbiamo visto un uomo a un tavolino con due sedie libere e sia lui che noi abbiamo pensato e detto che comunque potevamo sederci lì e che per nessuno di noi sarebbe stato un problema.

Quindi ci siamo seduti, gli abbiamo offerto da bere e abbiamo iniziato a parlare.

A questo punto della storia vi faccio delle domande:

Secondo voi questo è casuale? Secondo voi è un caso che non ci fosse altro posto nel chiosco? È casuale esserci seduti proprio con lui, uno sconosciuto?

È casuale aver deciso di andare al chiosco proprio a quell’ora lì?

Per qualcuno di voi la vita funziona proprio così, una serie di abbinamenti dettati dal caso dove niente ha senso.

Ma sapete, in qualunque modo intendiamo la vita, essa apparirà proprio così!

Einstein ha scritto che la più grande decisione che possiamo prendere è se vivere in un universo amico o nemico.

Qualcun altro ha scritto che le anime programmano gli incontri prima che i corpi si vedano.

Comunque volete sapere che è successo?

Io, il mio compagno lo sconosciuto abbiamo iniziato a parlare, ma non del più e del meno.

Abbiamo parlato del fatto che siamo in questa vita per realizzare l’anima, che imparare ad ascoltare la voce del cuore è imprescindibile per vivere una vita che abbia un senso.

Che la nostra vita ha la  saggezza di condurci proprio lì, dove il nostro vero Sé desidera arrivare e a volte ci fa perdere tutto per farci ritrovare veramente.

Parlavamo di tutte queste cose e anche di più raccontando i nostri personali esempi con la sorridente sorpresa di parlare la medesima lingua.

E badate bene, tutti questi discorsi non coincidono con indossare abiti chiari e meditare in montagna, ma con la piena realizzazione in questa vita, con il realizzare l’abbondanza e metterla servizio della vita del prossimo, con il pieno potere di godere delle semplici cose, come bere qualcosa in un chiosco non con l’obiettivo di fuggire dalla propria esistenza percepita come vuota ma per entrare ancora di più, con maggiore coscienza, nelle più piccole cose di questa vita, che possono diventare frammenti di magica bellezza per cui essere grati.