TUTTO E SUBITO

Viviamo nel tempo del tutto e subito e, se non usiamo il pensiero critico, è facile farsi catturare da questo meccanismo e diventarne schiavi: cibo veloce, consegne veloci, sessualità veloce.

Questo meccanismo prende piede anche in altri ambiti, come il lavoro psicologico su di sé e la spiritualità. Specifico che questi due ambiti solo a fini esplicativi, non sono separati per me.

Perls (1982), il padre della terapia della Gestalt, li chiamava gli accensori: “quelli che, come se si trattasse di premere un bottone, promettono guarigione istantanee, consapevolezza sensoriale istantanea”.

Mi rendo conto che le persone amano un sacco gli accensori: i guru della spiritualità e dell’energia che ti leggono la vita appena ti incontrano e appaiono come se sapessero già tutto di te (e del mondo).

Coloro che ti fanno versare un sacco di lacrime, magari in gruppo, toccando proprio quel tasto lì, un tasto che oggettivamente attiva temi nella maggior parte degli esseri umani.

Tutte le tecniche spirituali, energetiche e i metodi a disposizione che vi attivano velocemente emozioni e temi possono scompensarvi psicologicamente, se non avete prima lavorato sull’integrità dell’Io, cioè se non avete fatto un lavoro sulla vostra struttura psichica. E vi assicuro che gente scompensata ce n’è tanta e molti vi vogliono proprio aiutare a stare meglio.

Avere un Io integro significa aver lavorato sull’osservazione di sé: il modo in cui pensate, in cui vi emozionate, come gestite le relazioni, come sperimentate le emozioni nelle relazioni più importanti, come gestite i pensieri, l’ansia, gli sbalzi d’umore.

Il lavoro psicologico è lento, il lavoro sul processo di contatto è lento, il lavoro sul mondo emotivo è lento. Questo tipo di lavoro, per essere guidato, necessita di una formazione lunghissima e un lavoro personale continuo, che ti insegna che di istantaneo non c’è nulla, solo il tentativo di evitare una reale presa di responsabilità dei propri meccanismi e della propria crescita.

Il punto non è parlare di quel contenuto lì, come ad esempio del conflitto col padre o di come siamo arrabbiati, ma diventare consapevoli di come quel tema si concretizza nel corpo, che vibra emozione (respiro, micro e macro movimenti, tono muscolare) quando si ha davanti qualcuno e si ha la tendenza (non consapevole) ad allucinare la relazione del presente con quella che ci ha ferito del passato. Essere consapevoli di ciò durante il processo relazionale è difficilissimo: devi avere creato un testimone, cioè un Io che osserva se stesso mentre interagisce.

Una struttura psichica che si è costruita nel corso degli anni non potete guarirla col viaggio astrale dove incontrate papà e mamma o ritirandovi il fine settimana ad abbracciarvi tutti.

Certo, queste sono cose belle, che possono anche darvi benessere in quel momento, ma non confondetelo con un lavoro psicologico su di sé, che è imprescindibile per svegliarvi ed evolvervi (cioè crescere). Non potete guarire una ferita psicologica. Quando uso il termine psicologico mi riferisco ai corpi che ci compongono: fisico, emotivo e mentale, che interagiscono continuamente, creando un Io più o meno integro.

Metaforicamente parlando, prima si deve lavorare alle fondamenta di una casa, poi ai piani alti e “altri”.

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