Lavorando con le persone mi rendo conto di quanto sia difficile affrontare il tema della sessualità, quando ci si avvicina a quel tema lì, inizia a sentirsi un’atmosfera di crisi e il campo, come direbbe Carmen Vàzquez Bandìn, inizia a riempirsi di vergogna.
Capita che le donne non sappiano tanto del loro corpo e alla parola masturbazione, frequentemente, fuoriesca un urlo simile a quello di Munch.
Capita che gli uomini si trascinino la credenza dell’uomo che non deve chiedere mai e che l’ansia della prestazione sia peggio di un incontro sportivo agonistico.
Energia sessuale e sessualità sono spesso confuse con la reificazione del sesso propinata dalla televisione o servita a buon mercato da internet.
Ma cos’è in fin dei conti questa energia sessuale?
L’energia sessuale è la più grande energia che abbiamo a disposizione, è un’energia di vita che non è finalizzata esclusivamente all’atto sessuale e alla procreazione ma è una forza che ci permette di muoverci in questa vita e di dare vita (permettetemi la ripetizione) a varie espressioni come l’insight, il problem solving e la creatività, riferita non tanto alla creazione finale, ma all’atto del creare, che riflette il divino; continuamente siamo immersi in questo processo creativo: creiamo relazioni, creiamo nuovi modi nella quotidianità, creiamo oggetti, progetti, creiamo soluzioni e così via e lo facciamo ogni giorno.
Conoscere questa grande energia, accoglierla e imparare a gestirla è imprescindibile per vivere serenamente, dal momento che questa energia subisce delle variazioni, è ciclica e sopratutto viaggia nei nostri centri energetici, dai più bassi localizzati nella zona dell’inguine e del ventre ai più alti, nel cuore e nella testa. Comprenderla e integrarla vuol dire anche fare in modo che non sia una forza cieca che comportandosi da impulso, ci trasformi in semplici “macchine da combattimento”.
Ma non è salutare nemmeno anestetizzarla o fare finta che non esista, come spesso capita nelle femmine, alimentando un senso di impurità di disapprovazione nei propri confronti, perché nessuno ci ha insegnato qualcosa al suo riguardo o perché nelle famiglie di appartenenza ci si è trascinati un tabù intergenerazionale.
Allora ripropongo il concetto di respons-abilità, ossia l’abilità a rispondere della nostra persona, il dovere necessario di ascoltarsi e imparare a conoscersi, mi riferisco sopratutto all’ascolto del proprio corpo come strumento musicale che suona le melodie dell’anima, e che ci racconta continuamente cosa succede dentro di noi.
Solo con l’ascolto del corpo si può fare un passo per avvicinarsi a quella grande energia che ci muove, capace di creare la vita.
Se tutte le donne, dai primordi, non avessero ricevuto il messaggio che l’ auto erotismo fosse un abominio, una gogna, avrebbero tutte sperimentato dove e come trovare l’input, l’imprinting per far partire uno dei viaggi più belli e condividerlo, chiedere nientemeno.Non ci sarebbe ansia da prestazione nell’uomo perché la donna non avrebbe vergogna a guidare o iniziare.O saper fermare e trovare la sincronizzazione perfetta.Non ci sarebbe finzione, ne’ frustrazione.Sarebbe un mondo molto meno in corsa e molto più caloroso nel senso classico del termine.
Mi trovo pienamente d’accordo con il tuo pensiero, che hai espresso in maniera semplice, chiara e fruibile. Grazie