Questa cosa che vi descriverò l’ho realizzata e la percepisco dentro di me.
Proverò con un esempio personale.
Posso identificarmi con la personalità (Ego) o con l’Anima (Essenza, l’Io assoluto).
Quando mi identifico con la personalità posso soffrire perché divento una figlia che da 7 anni ha una mamma con Alzheimer, e che quindi ha dovuto e deve gestire tanti, troppi problemi e che non ha la possibilità di chiedere a sua madre un consiglio, un parere. Non può confrontarsi o ricevere la parola giusta. Divento una figlia che prova solo impotenza di fronte all’agitazione psico-motoria e sente una tale ingiustizia, mescolata alla rabbia.
Mi capita anche se raramente di identificarmi con questa parte, sicuramente quando sono più stanca, provata e non radicata.
Ma abitualmente mi posiziono sull’Anima, quella parte di me, vera, colei che sa che:
– ciò che viviamo è solo un copione,
– le nostre anime sono sempre collegate e complici,
– la facciata o i ruoli servono solo a portare fuori qualità, possibilità, parti di sé che altrimenti non sarebbero mai emerse,
– siamo in questa vita per essere forgiati e che quando torneremo al cielo potremmo ridere insieme, ancora.
L’ Anima è intrisa di forza e di consapevolezza, una forza a cui possiamo attingere solo di fronte a certe prove.
Ma per arrivare a ciò bisogna aver domato i cavalli della personalità, dell’Ego, che desidera sguazzare nel dolore e nel vittimismo, e ambisce a una vita tranquilla, che non esiste.
Bisogna aver sviluppato una visione spirituale della vita, cioè sentire e sapere, dentro di sé, che non siamo meri pezzi di carne che camminano ma incarnazioni di una scintilla divina che nel collegamento con l’Assoluto (che per me è Dio), possono usarne le forze.
Bisogna essere lucidi per scegliere di non lasciare lo scettro alla sofferenza e per poter cogliere il raggio di luce e il senso più elevato. Se non ci riesci con le tue forze, allora serve avere l’umiltà e il coraggio di chiedere sostegno.
Pillola rossa o pillola blu?
Fammi sapere nei commenti.