Il Lavoro su di sé, tra Psicoterapia della Gestalt e Alchimia.

Mi piace leggere e studiare per crescere, per evolvermi e per ampliare la mia visione del mondo e condividerla con le persone che mi scelgono come professionista. Anzi, mi sento molto vicina a Elio Occhipinti quando afferma che è una grossa lacuna il fatto che la spiritualità non rientri nella formazione dello psicologo. In queste riflessioni riprendo alcuni spunti riguardanti la terapia della Gestalt (approccio psicoterapeutico fondato da Frederick S. Perls nel 1942 che ha l’obiettivo di promuovere il processo di crescita e sviluppare il potenziale umano) e il lavoro alchemico come via spirituale e li integro, perché portatori del medesimo senso, e i sensi, ricordo, richiamano alla Vita.

Il Sé nella psicoterapia della Gestalt non è un’entità rigida e immutabile, viene descritto come un processo dinamico nel campo organismo-ambiente, e la sua costante intenzione è il contatto. Esso ha tre funzioni o come dice Carmen Vasquez Bandin permette tre velocità: l’Es, l’Io e la Personalità.

L’Es comprende i bisogni fisiologici, le sensazioni, è ciò che esiste e può essere percepito, è ciò che si sente col proprio corpo, ossia il ground psicosomatico.

L’Io è la parte intenzionale del sé, è la scelta che dirige il contatto e il ritiro, risponde alla domanda “cosa voglio?” dice “sì o no”, è il responsabile dell’adattamento creativo.

La Personalità rappresenta il sacchetto delle esperienze assimilate, cioè la rappresentazione che la persona ha di se stessa e che costituisce il ground sociale, risponde alle domande “Chi sono? Cosa sono diventato?”

Il sé è costituito da tanti self quante sono le esperienze che l’individuo ha fatto nella sua vita, ogni self riunisce grappoli di esperienze in un’entità a cui può essere dato un nome, si parla di multipolarità del Sé per descriverne le sue variopinte sfaccettature. Spesso proprio alcune di queste sfaccettature vengono rifiutate dall’individuo che non riconoscendole su di sé, le proietta sugli altri. Le polarità sono due caratteristiche dell’individuo opposte, come l’essere diabolici o angelici, piccoli o grandi – oppure due direzioni opposte, come restare o andarsene, parlare o stare zitti. (E. Polster, 1986)

Le polarità possono confondere l’individuo e spingerlo all’ambivalenza che egli può cercare di risoluzionare disfunzionalmente attraverso l’annullamento di una delle parti che in ogni caso continua comunque a esistere a volte sabotando con il senso di colpa, l’apatia, l’abulia, la mancanza di energia e di allegria e altre manovre di auto-frustrazione (E. Polster, 1986).

Il Dott. Martinez afferma che tutto ciò che si nega viene proiettato sugli altri e il lavoro di integrazione delle polarità consiste nell’andare agli estremi, amplificarli e sentirsi degni all’interno di ogni caratteristica o self, che sia cappuccetto rosso o il lupo.

Perls, Hefferline, Goodman in Teoria e pratica della terapia della Gestalt (1994) scrivono: “Dicendo proiezione, vogliamo intendere tutte le manifestazioni del vostro comportamento (caratteristiche, atteggiamenti, sentimenti, ecc.) che, pur appartenendo per intero alla vostra personalità reale, non vengono mai sperimentate come tali; esse vengono anzi attribuite agli oggetti o alle persone che fanno parte dell’ambiente, e poi sperimentate come qualcosa che viene diretto da parte loro verso di voi, piuttosto che viceversa.”

Quando si lavora con le polarità l’obiettivo è dunque ripristinare il contatto tra le forze opposte, in modo che possano allearsi nella costruzione di una vita di qualità invece di sentirsi conflittuali antagoniste. L’alleanza produce sempre delle piacevoli sorprese per l’individuo in termini di ricchezza della personalità. Può darsi che inizialmente la parte messa a tacere emerga in maniera preponderante, col tempo un’unione più equilibrata si delineerà perché la fede nell’auto-regolazione dell’organismo che caratterizza la psicoterapia della gestalt, fa in modo che se le due parti potranno ricevere ascolto, nessuna delle due cercherà di stabilire una dittatura sull’altra.

In Alchimia si fa riferimento alla legge dello specchio. Con il termine Alchimia mi riferisco a una serie di concetti e strumenti che hanno come obiettivo la trasmutazione del Piombo in Oro, dunque la riscoperta della propria bellezza al di là delle illusioni. Cito a proprosito la definizione di Andrea Zurlini (2014): “L’alchimista è quella persona che ha scelto di rialzarsi e combattere -a modo suo- contro il dolore della schiavitù dell’illusione umana. Ha scelto di ritrovare la luce al proprio interno e non cercarla da altre parti o in altre persone. Ha capito sopratutto una cosa fondamentale: che non bisogna aggiungere niente a quello che siamo, poiché siamo già tutto quello che stiamo cercando e che è pronto a manifestarsi per quel che è.”

Alla luce di queste definizioni intendo la psicoterapia come un percorso alchemico che permette di riprendersi la respons-abilità di esser-ci in questa vita e il lavoro su di sé è il più grande impegno che possiamo prenderci per vivere in Pace.

La legge dello specchio afferma che possiamo imparare a conoscere meglio noi stessi utilizzando la realtà esteriore (cfr. Salvatore Brizzi, 2008), nel senso che ogni volta che ci colpisce qualcosa all’esterno è perché ce l’abbiamo anche noi, dentro!

Non essere così triste e pensieroso, ricorda che la vita è come uno specchio, ti sorride se la guardi sorridendo. ( J. Morrison)

Dunque possiamo senz’altro continuare a vivere essendo preda degli eventi, comportandoci come una foglia continuamente gestita dal vento. Oppure possiamo iniziare a farci qualche domanda sul come riappropriarci del nostro potere personale.

Uno dei primissimi passi è fermarsi e connettersi (parola tanto amata in questo tempo) a se stessi, al proprio corpo che sente; osservare ciò che accade nella propria vita, ora, cosa sta accadendo nella tua vita?

Perls, il fondatore della terapia della Gestalt, afferma che esistono tre livelli di consapevolezza: la consapevolezza del sé, la consapevolezza del mondo, la consapevolezza di quel che c’è in mezzo, cioè della zona intermedia della fantasia (aggiungo illusione) che impedisce il vero contatto con ciò che si è e con il mondo. In uno dei sui testi (1980) scrive: “Questa perdita di contatto col nostro sé autentico, nonché la perdita di contatto col mondo, sono dovute a questa zona intermedia, all’ampia porzione di maya che noi ci portiamo dentro. Esiste cioè un’ampia zona di attività di fantasia che assorbe tanta della nostra eccitazione, tante delle nostre energie, tanta della nostra forza vitale, che ben poca energia ci resta per essere in contatto con la realtà.”

Lo scopo della terapia della Gestalt è la crescita, permettere che la mente lasci sempre più spazio ai sensi, per essere più in contatto con se stessi, con il mondo, invece che con le proprie fantasie, con i propri pregiudizi, con le proprie apprensioni e così via.

In questo senso l’altro può diventare un “alleato per la crescita” considerando che ogni persona che arriva nella propria vita ci mostra una parte di noi, soprattutto quelle che ti mettono in difficoltà.

Ogni qualvolta ci si ritrova faccia a faccia con una persona che ci mette in difficoltà possiamo ri-cor-dare che si sta verificando un’occasione per crescere, e di conseguenza si può scegliere un altro modo di filtrare e interpretare l’evento, prima di re-agire mossi dal rapimento emotivo.

Tutto questo è sicuramente difficile, ma è l’unica via per riaquisire potere personale.

Il punto è scegliere di lavorare su di sé, e qui mi piace sfatare il mito che dallo psicoterapeuta ci debba andare esclusivamente chi ha una patologia, semplicemente ci va anche chi vuole avere più potere personale e crescere. D’altra parte lo stesso Perls dichiarava: “il mio metodo è troppo buono per riservarlo unicamente ai malati”.

Buon lavoro personale a chi ha il coraggio! Grazie!

 

Riferimenti bibliografici

Bandìn V. C. (2014). Cercando le parole da dire. Riflessioni sulla teoria e la pratica della Terapia della Gestalt. A cura di Roberta Melis, Se.F.a.P. Libri, Roma.

Brizzi S. (2008). Officina Alkemica. L’Alchimia come Via per la felicità incondizionata. Anima s.r.l., Milano.

Ginger S., Ginger A. (2004). La Gestalt, terapia del con-tatto emotivo. Edizioni mediterranee, Roma.

Perls F., Hefferline H.F., Goodman P. (1997). Teoria e pratica della terapia della gestalt. Vitalità e accrescimento nella personalità umana. Astrolabio, Roma.

Perls F. (1980). La terapia gestaltica parola per parola. Astrolabio, Roma.

Polster E., Polster M. (1986). Terapia della gestalt integrata. Giuffrè editore, Milano.

Salonia G. (2017). Danza delle sedie e danza dei pronomi. Terapia Gestaltica Familiare. Il Pozzo di Giacobbe, Trapani.

Zurlini A. (2014). Alchimisti della nuova generazione. Evolvere nella gioia. Anima edizioni, Milano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *