EMOZIONI

Torno a parlare di emozioni.

Partiamo dal presupposto che non è possibile vivere senza emozioni, quindi anche se sembra di non sentirle, esse esistono. Tanti adolescenti oggi, quando chiedo loro come stanno, mi rispondono: “normale”.

A me questa parola fa venire i brividi. Il punto è che non dobbiamo stupirci della risposta degli adolescenti, perché sono figli di genitori che non hanno contatto con le proprie di emozioni e quindi non c’è dialogo sulle stesse, inoltre l’appiattimento emotivo caratterizza la maggior parte dei contesti di educazione e socializzazione.

Quindi viviamo esperienze che attivano emozioni, ma siamo più propensi a seppellirle sullo sfondo, ignorando il fatto che a lungo andare quelle stesse emozioni troveranno la via per farsi vedere e sentire, attraverso il corpo con sintomi e/o patologie.

Vi faccio un esempio concreto.

Quando mi sono ammalata, c’era nella mia stanza una ragazza molto giovane che aveva difficoltà a camminare, aveva una sorta di paralisi agli arti inferiori che non trovava riscontro in qualche squilibrio organico. Con i genitori aveva già consultato più di un ospedale.

Visto che eravamo in camera insieme ho voluto approfondire, perché intuivo ci fosse qualcosa di “non detto”.

La ragazza non voleva più “andare a scuola”, ma i genitori desideravano che prendesse il diploma, e in qualche modo la forzavano ad andarci. Non vi dirò com’è andata a finire, magari un’altra volta. Oggi mi piace insistere su questo aspetto: noi abbiamo un corpo che vibra un sentire. A seconda di come siamo stati cresciuti e a seconda del modo in cui i nostri genitori gestivano le loro emozioni e le nostre, molti di noi hanno praticato l’anestesia al corpo.

Ma il corpo è intelligente e punta al miglioramento e all’evoluzione, quindi trova un modo per comunicare con noi, inviandoci una letterina.

Scrive Germain (1983): “la paura cronica (ansietà) e la collera (risentimento) sono le forze basilari emotive capaci di interrompere le funzioni del corpo e di provocare malattie”.

Ogni individuo costruisce il proprio mondo emotivo in un modo unico e irripetibile. Germain aggiunge: “il vostro vicino, che sembra così gentile e innocuo all’esterno, può nascondere dentro di sé un violento risentimento contro il mondo che egli crede lo abbia trattato troppo duramente quando era bambino. Ma siccome gli è stato insegnato che l’odio è una cosa cattiva è riuscito a nasconderlo in sé, fino al punto che si rifiuta di ammettere anche a se stesso di nutrire dei sentimenti ostili. Questi sentimenti un momento all’altro riusciranno a esprimersi anche contro la sua stessa volontà”.

Il corpo esprime delle verità che facciamo fatica a mettere nel “tra” relazionale.

Questo succede anche nei più piccoli: “quando nel campo vi sono relazioni che soffrono, i bambini esprimono tale sofferenza soprattutto attraverso la corporeità (Conte, Tosi 2019).

L’uomo quindi trova inconsciamente dei modi per evitare quelle realtà che consciamente non vuole affrontare. Come possiamo esplorare il benessere del nostro apparato psicofisico?

Una buona pratica è quella di controllare i pensieri e l’emozione a essi collegata.

Ma per accorgersi dei propri pensieri, prima di tutto bisogna farci caso.

Quindi, ancora una volta, vi chiedo, fate caso ai pensieri che producete nella vostra testa?

Sono pensieri costruttivi o distruttivi?

Già allenarsi a fare questa distinzione è un passo verso la consapevolezza e una maggiore energia personale a disposizione.

Se questo scritto ti sembra utile, aiutami a condividerlo.

Grazie

(Foto di Valeria Cossu)

Riferimenti bibliografici

Germain M. Walter, Il magico potere della vostra mente, Euroclub, 1983.

Slide della dottoressa Silvia Tosi, 2019.

TUTTO E SUBITO

Viviamo nel tempo del tutto e subito e, se non usiamo il pensiero critico, è facile farsi catturare da questo meccanismo e diventarne schiavi: cibo veloce, consegne veloci, sessualità veloce.

Questo meccanismo prende piede anche in altri ambiti, come il lavoro psicologico su di sé e la spiritualità. Specifico che questi due ambiti solo a fini esplicativi, non sono separati per me.

Perls (1982), il padre della terapia della Gestalt, li chiamava gli accensori: “quelli che, come se si trattasse di premere un bottone, promettono guarigione istantanee, consapevolezza sensoriale istantanea”.

Mi rendo conto che le persone amano un sacco gli accensori: i guru della spiritualità e dell’energia che ti leggono la vita appena ti incontrano e appaiono come se sapessero già tutto di te (e del mondo).

Coloro che ti fanno versare un sacco di lacrime, magari in gruppo, toccando proprio quel tasto lì, un tasto che oggettivamente attiva temi nella maggior parte degli esseri umani.

Tutte le tecniche spirituali, energetiche e i metodi a disposizione che vi attivano velocemente emozioni e temi possono scompensarvi psicologicamente, se non avete prima lavorato sull’integrità dell’Io, cioè se non avete fatto un lavoro sulla vostra struttura psichica. E vi assicuro che gente scompensata ce n’è tanta e molti vi vogliono proprio aiutare a stare meglio.

Avere un Io integro significa aver lavorato sull’osservazione di sé: il modo in cui pensate, in cui vi emozionate, come gestite le relazioni, come sperimentate le emozioni nelle relazioni più importanti, come gestite i pensieri, l’ansia, gli sbalzi d’umore.

Il lavoro psicologico è lento, il lavoro sul processo di contatto è lento, il lavoro sul mondo emotivo è lento. Questo tipo di lavoro, per essere guidato, necessita di una formazione lunghissima e un lavoro personale continuo, che ti insegna che di istantaneo non c’è nulla, solo il tentativo di evitare una reale presa di responsabilità dei propri meccanismi e della propria crescita.

Il punto non è parlare di quel contenuto lì, come ad esempio del conflitto col padre o di come siamo arrabbiati, ma diventare consapevoli di come quel tema si concretizza nel corpo, che vibra emozione (respiro, micro e macro movimenti, tono muscolare) quando si ha davanti qualcuno e si ha la tendenza (non consapevole) ad allucinare la relazione del presente con quella che ci ha ferito del passato. Essere consapevoli di ciò durante il processo relazionale è difficilissimo: devi avere creato un testimone, cioè un Io che osserva se stesso mentre interagisce.

Una struttura psichica che si è costruita nel corso degli anni non potete guarirla col viaggio astrale dove incontrate papà e mamma o ritirandovi il fine settimana ad abbracciarvi tutti.

Certo, queste sono cose belle, che possono anche darvi benessere in quel momento, ma non confondetelo con un lavoro psicologico su di sé, che è imprescindibile per svegliarvi ed evolvervi (cioè crescere). Non potete guarire una ferita psicologica. Quando uso il termine psicologico mi riferisco ai corpi che ci compongono: fisico, emotivo e mentale, che interagiscono continuamente, creando un Io più o meno integro.

Metaforicamente parlando, prima si deve lavorare alle fondamenta di una casa, poi ai piani alti e “altri”.

IL MIO “BUON LUNEDÌ” (Il caso non esiste)

Ieri io e il mio compagno siamo  arrivati in un chiosco, era abbastanza pieno e gli  unici due tavolini liberi sono stati occupati quando ci accingevamo a raggiungerli.

Quindi ci siamo guardati intorno abbiamo visto un uomo a un tavolino con due sedie libere e sia lui che noi abbiamo pensato e detto che comunque potevamo sederci lì e che per nessuno di noi sarebbe stato un problema.

Quindi ci siamo seduti, gli abbiamo offerto da bere e abbiamo iniziato a parlare.

A questo punto della storia vi faccio delle domande:

Secondo voi questo è casuale? Secondo voi è un caso che non ci fosse altro posto nel chiosco? È casuale esserci seduti proprio con lui, uno sconosciuto?

È casuale aver deciso di andare al chiosco proprio a quell’ora lì?

Per qualcuno di voi la vita funziona proprio così, una serie di abbinamenti dettati dal caso dove niente ha senso.

Ma sapete, in qualunque modo intendiamo la vita, essa apparirà proprio così!

Einstein ha scritto che la più grande decisione che possiamo prendere è se vivere in un universo amico o nemico.

Qualcun altro ha scritto che le anime programmano gli incontri prima che i corpi si vedano.

Comunque volete sapere che è successo?

Io, il mio compagno lo sconosciuto abbiamo iniziato a parlare, ma non del più e del meno.

Abbiamo parlato del fatto che siamo in questa vita per realizzare l’anima, che imparare ad ascoltare la voce del cuore è imprescindibile per vivere una vita che abbia un senso.

Che la nostra vita ha la  saggezza di condurci proprio lì, dove il nostro vero Sé desidera arrivare e a volte ci fa perdere tutto per farci ritrovare veramente.

Parlavamo di tutte queste cose e anche di più raccontando i nostri personali esempi con la sorridente sorpresa di parlare la medesima lingua.

E badate bene, tutti questi discorsi non coincidono con indossare abiti chiari e meditare in montagna, ma con la piena realizzazione in questa vita, con il realizzare l’abbondanza e metterla servizio della vita del prossimo, con il pieno potere di godere delle semplici cose, come bere qualcosa in un chiosco non con l’obiettivo di fuggire dalla propria esistenza percepita come vuota ma per entrare ancora di più, con maggiore coscienza, nelle più piccole cose di questa vita, che possono diventare frammenti di magica bellezza per cui essere grati.

Siate creativi e impavidi

Siate creativi e impavidi

Il giudizio è dietro l’angolo, chi non lo teme?!

Ma l’unico giudizio esistente sta dentro la nostra testa: siamo sempre noi a proiettarlo, a metterlo nella testa di qualcun altro.

Ogni persona in ogni caso continua a chiedersi cosa potrebbe pensare l’altro.

C’è un modo semplice per sentirsi più sicuri dentro se stessi: smetterla di giudicare gli altri.

Smetterla di avere da dire su come si vestono gli altri, se divorziano, se si fidanzano di nuovo, se ingrassano o se dimagriscono, se escono troppo o non escono di casa e così via.

Questo meccanismo disfunzionale viene perpetuato dall’uso improprio degli smartphone.

Pensate che trascorrere il vostro sacro tempo a guardare le storie di qualcun altro dia nutrimento alla vostra autostima? Al vostro carisma?

Usate quell’energia per pensare a voi: come vi piacerebbe essere?

Cosa vi piacerebbe fare?

Siate creativi, siate coraggiosi, usate più colori nella vostra vita, smettete di evitare di fare quella cosa per non essere giudicati, sporcatevi le mani ora, non avete tutto il tempo a disposizione, solo adesso.

Le mani hanno potere, lo sai?

Chi si occupa di reiki ha imparato che le nostre mani possono diventare dei canali energetici e hanno la possibilità di riequilibrare l’energia dell’organismo (corpo-mente-anima). Si può affermare che le mani sono degli esseri viventi che hanno tutta una serie di competenze che noi puntualmente ignoriamo, a meno che non ci avviciniamo a qualche disciplina orientale che implica il loro utilizzo.

Dal punto di vista spirituale noi possiamo dividere il nostro corpo in tre settori: la testa coincide con lo spirito; la parte della gabbia toracica (cuore e polmoni) corrisponde all’anima e la parte del ventre-stomaco corrisponde al corpo. Partendo da questa suddivisione possiamo affermare che l’anima fa esperienza di se stessa e si manifesta attraverso le mani e non solo attraverso i nostri occhi (“gli occhi sono lo specchio dell’anima”). Noi possiamo agire in questa vita e manipolare la realtà attraverso le nostre mani, quindi esse hanno una forza, in cosa consiste?

Attraverso le mani noi possiamo imprimere la nostra energia su tutto ciò che tocchiamo: oggetti, cibo e persone: qualunque cosa tocchiamo avrà il nostro sigillo energetico.

A questo punto risulta indispensabile chiedersi quanta purezza ci sia dentro di noi da esprimere, quale sia la qualità dei nostri pensieri, quale sia l’atmosfera del nostro cuore perché tutto ciò andrà a riverberarsi su quello che tocchiamo.

Quando prepariamo da mangiare per noi o per qualcun altro che energia stiamo trasmettendo?

Quando stringiamo la mano a qualcuno qual è la nostra intenzione?

Quando tocchiamo le persone che amiamo qual è il nostro tono emotivo? Siamo consci che attraverso le nostre mani stiamo trasmettendo loro delle vibrazioni che avranno una ripercussione?

“Se non si vive una vita pura e armoniosa, le onde negative, involontariamente, verranno trasmesse” perché “la mano è uno strumento magico”.

Come dice Clarissa Pinkola Estés, le nostre mani hanno il potere di guarire, di lenire, di calmare, le chiama “le mani psichiche, quelle parti del corpo che sono come due piccoli essere umani compiuti”.

Se non siamo consci di questo potere allora potrà capitare di agitare l’altro, di trasmettergli la nostra spazzatura e la nostra negatività. Concludo riprendendo l’insegnamento del Buddha che ci ricorda che per cessare di soffrire occorre percorrere il Nobile Ottuplice Sentiero, i cui principi sono: retta opinione, retto movente, retta parola, retta azione, retti mezzi di sussistenza, retto sforzo, retta attenzione e retta meditazione.

Bibliografia

Aivanhov O.M., E mi mostrò un fiume d’acqua viva, 2016, Prosveta.

Bailey A., Da Betlemme al calvario, le iniziazioni di Gesù, 1965, NUOVA

ERA.Pinkola Estés C., Donne che corrono coi lupi, 2016, Pickwick.

QUANTO TI DAI VALORE?

 

 

QUANTO TI DAI VALORE?
Tutti noi cerchiamo “la persona”, aneliamo allo stare in coppia, cerchiamo l’unità. Ma questa premessa non basta per lasciare che si avvicini qualsiasi essere umano caruccio che vi guarda con occhi lucenti o che vi cita il vostro scrittore preferito (potrei fare altri esempi ma mi fermo).
Non si possono fare tentativi come quelli che si fanno in palestra per trovare un’attività piacevole.
Ci vuole TEMPO. Un tempo che non ha niente a che fare con la moralità ma che ne ha molto con il valore che vi attribuite.
Mi piace parlare di accessibilità: quanto siete accessibili agli altri? Perché se bastano gli occhi lucenti di Candy Candy per potersi avvicinare a voi e avere il vostro tempo vuol dire che non vi state dando abbastanza valore. Quando incontrate una persona che vi sembra bella, siate curiosi, conoscetela, ma prima di fantasticarvi in coppia, valutate come vi sentite in sua compagnia:

1. Siete a vostro agio o sentite ansia? (L’ansia va ascoltata, ha un messaggio per voi)
2. Il discorso fluisce o è pesante?
3. Cerca di sedurvi? Nessuna persona sicura di sé ha bisogno di farlo.
4. È gentile con voi e con gli altri? Per valutare questo bisogna uscirci non solo la sera a fare l’aperitivo ma anche in altri orari del giorno.
5. Parla dei suoi familiari o delle sue ex relazioni con rabbia? Vuol dire che non ha fatto un lavoro su di sé, ma la cosa più importante è: ha consapevolezza che dovrà lavorare su quel tema?
6. Vi ascolta o preferisce parlare di sé? Per valutare questo bisogna uscirci, ma non solo a fare l’aperitivo.
7. Ha il valore della crescita? Questo si capisce dal dialogo, quindi prima di unire i corpi dovete dialogare e ascoltare bene, non solo con le orecchie; se non ha il valore della crescita sarà più probabile che durante dei confronti possa usare frasi come: “ma io sono così”, “questo è il mio carattere” e così via.
8. Perché vi suggerisco di non unire subito i corpi? Perché la sessualità è già un legame energetico e vi renderà meno lucidi per una valutazione oggettiva dell’essere umano a cui vi state avvicinando.
9. È inutile cercare di essere leggeri durante le uscite, bisogna approfondire: esplorate i valori. Non mi riferisco a quelli tipici come “la famiglia”, “il lavoro” ma a temi più complessi come per esempio l’autenticità, la fedeltà, la generosità, il rispetto e così via. (Naturalmente non potete esplorare i valori di qualcuno se prima non conoscete i vostri).
10. Diffidate da chi da subito vi dice frasi forti e importanti come: “sento che sei la persona giusta”, “non mi sono mai sentito come con te”, vuol dire che non si dà valore come persona, perché? Perché non si sta prendendo il giusto tempo per valutare, è troppo presto per poter dire cose del genere e ci vuole una vita (forse anche due) per conoscere realmente una persona.
Ci sarebbero tante altre cose da dire ma credo che già queste mi espongano abbastanza al linciaggio della massa.
Sono conscia che non è semplice seguire tutti questi principi, se decidete di non seguirli dovete essere disposti ad attraversare la sofferenza, anche questa è una buona strada per crescere e diventare più esperti.
Questo articolo è frutto delle mie esperienze personali, della mia formazione e del dialogo con le persone che fanno un lavoro psicologico con me.

 

OUTING

Ho trascorso quasi un’ora sopra questo arco ( S’ Archittu) insieme a un amico. Volevo provare a tuffarmi come facevano gli altri.

E a sfidare la mia paura.

Ho trascorso tutto questo tempo ascoltando il battito che ha iniziato a vibrarmi nella gola, guardando giù.

Cercavo le parole giuste, la formula convincente, nel dialogo con chi era in quel momento il mio compagno d’avventura che a un certo punto, mentre io ero persa nella mia ossessione amletica, se lanciarmi o meno, e sui potenziali effetti catastrofici, mi dice: “hai prezzemolo nei denti”.

E in quel momento, conscia della fregola con arselle del pranzo, mi sono anche preoccupata che mi aiutasse a levarmi il verde dai denti prima della grande impresa.

Le persone sotto che attraversavano le acque in canoa cercavano di incoraggiarmi col telefonino in mano, promettendomi di immortale il mio coraggio.

Ma niente! Non sono servite le parole, la mano tenuta, gli sguardi colmi di affetto e le risate.

Volevo dimostrare di riuscirci, ma lui saggio, mi ammonisce dicendo che stavo facendomi guidare dall’ego e ce ne saremmo dovuti andare.

Alla fine ci ho rinunciato, lui si è lanciato e poco dopo ecco la frase della me bambina, uscita bypassando non so come la mia coscienza: “ma ora che non mi sono tuffata, mi vuoi meno bene?”.

La bambina ferita (declinatevelo voi al maschile) è dentro di noi, ci accompagnerà per tutta la vita, e necessita di grande amore tutte le volte che si desta per richiamare la nostra attenzione, quando ci sentiamo più vulnerabili.

A cosa serve il lavoro su di sé?

Ad amarla profondamente e a smetterla di giudicare la nostra fragilità.

Allora che ho fatto?

Ho raccontato al mio amico di quando da piccola, per rendere il mio papà fiero di me, sfidavo la paura facendo i tuffi.

Ma ora non sono più piccola.

E non devo dimostrare niente.

Buon amore.